La Vallata dello Stilaro

Oltre alla civiltà ellenica della Magna Grecia in Calabria c’è stata un’altra ventata di ellenismo dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente.

Veicolo di questo nuovo germe di cultura Egea furono personaggi umili, guidati da una spiritualità intensa, che avevano scelto la via dell’isolamento e della penitenza per sentirsi vicini all’unico Dio che veneravano: erano i monaci basiliani.

Per questi mistici che cercavano luoghi solitari e lontani dalle tentazioni umane, i verdi deserti della Calabria furono quanto di meglio potessero aspettarsi dopo le lunghe peregrinazioni da una costa all’altra del Mediterraneo.

Le migrazioni maggiori si ebbero intorno al VII sec. d.C. In cinque secoli la regione si popola di anacoreti, di monaci in ogni angolo sperduto del suo territorio. Tra dirupi scoscesi e grovigli arborei nascono laure, eremi, cenobi e monasteri.

Anche la Vallata dello Stilaro, l’area compresa tra i fiumi Assi, Stilaro, Allaro, non rimase fuori da questa migrazione. Fu costellata di eremi e di cenobi costituenti il laurito di Stilo. La Vallata si trova in provincia di Reggio Calabria, a 15 km dal mare e a 15 km dalle Serre Calabre. Non è solo la culla della cultura bizantina e dell’ascetismo orientale, ma è anche ricchezza inesauribile di natura incontaminata e primitiva.

E’ altresì la culla della prima industrializzazione meridionale (archeologia industriale). I tre paesi che racchiudono l’arte, la storia, la cultura e la natura che questa vallata offre, sono: Stilo, Pazzano e Bivongi

La suggestiva “Valle bizantina dello Stilaro” ospita chiese, monasteri, grotte, ruderi dell’epoca bizantina che, grazie all’incontaminata natura del luogo, formano un insieme degno della massima considerazione sotto il profilo storico-culturale, archeologico e spirituale.

Il monte Consolino di Stilo e il monte Stella di Pazzano, con le loro grotte e i loro anfratti naturali, col panorama stupendo che offrono a chi dall’alto delle loro cime ammira le montagne della Ferdinandea, le sottostanti valli silenziose, ed a pochi chilometri, il mare Ionio, ricco di miti e di storia, ancor prima dell’anno mille, hanno offerto l’ambiente ideale ai monaci greci che, sulle orme di San Basilio, andavano in cerca di luoghi rupestri per appagare la loro sete di Dio, ma spesso anche per sfuggire alla ferocia di arabi e saraceni che insidiavano e minacciavano la loro vita.

Le pendici dei due monti, dal VII secolo in poi, si popolarono di eremiti e di asceti, come tutta la penisola del Monte Athos, e comunità monastiche sorsero in tutti i luoghi rupestri della Calabria, dando vita ad una meravigliosa fioritura di spiritualità bizantina che servì da culla ai grandi santi calabresi come San Fantino, Santo Elia, San Nilo, San Giovanni Theristis, e tanti altri che, ancora oggi, fanno parte della pietà popolare, e vengono onorati e festeggiati in tanti paesi della nostra Regione.

Nel panorama della cultura bizantina calabrese occupa un posto di primo piano la basilica ed il monastero di San Giovanni Theristis, di Bivongi, (XI secolo), sorto su un insediamento preesistente di una piccola comunità monastica basiliana.

La basilichetta, costruita a T, come molte altre sorte in Calabria nello stesso periodo, è caratterizzata da una grande semplicità costruttiva, ma la cupola offre pregi architettonici che rivelano una cultura ed un gusto legati all’architettura orientale.

Il luogo fu reso celebre per la presenza di San Giovanni Theristis che col suo stile di vita semplice, il suo carisma ed i suoi miracoli entrò nel cuore del popolo devoto del luogo, per poi varcare i limiti della stessa Calabria. Dopo la morte di Giovanni Theristis il monastero divenne meta di pellegrini provenienti da ogni angolo della Calabria.

Nel 1660, col consenso del Papa Alessandro VII, i monaci, per sfuggire i briganti che infestavano quei luoghi e che più volte li avevano spogliati anche delle loro umili vesti, lasciano monastero e basilica e si sistemano in una sede più comoda, a Stilo, dove portano le reliquie del Mietitore. Il monastero di San Giovanni Vecchio viene così definitivamente abbandonato, e in pochi secoli va in rovina, come tanti altri monumenti prestigiosi, e non solo della ricca area culturale di Stilo, Bivongi e Pazzano che, ancora oggi, esercita un’attrazione irresistibile ed emozioni uniche sul visitatore sensibile alla spiritualità del nostro passato, ma anche di altre aree della Calabria.

Il Monastero ortodosso di S. Giovanni Theristis è unico nel suo genere in Europa Occidentale, risalente al X¬XI secolo e con una presenza di monaci aghioriti, cioè provenienti dal Monte Athos sostituiti di recente da monaci della Chiesa ortodossa rumena.

STILO

Baluardo della Calabria bizantina, Stilo ha una storia lunga e misteriosa, iniziata al tempo delle colonie greche nell’Italia meridionale e resa ancor più affascinante dall’insediamento sul suo territorio di numerose “laure” del monachesimo orientale, la cui principale testimonianza è la Cattolica. Si tratta di un tempietto del sec. IX che ricalca il tipo classico della chiesa bizantina su pianta quadrata e croce greca, con tre absidi rivolte a oriente e cinque cupolette. Qui i monaci basiliani, che in Calabria avevano trovato rifugio dalle persecuzioni, perseguivano il loro ideale di povertà e distacco dal mondo. Ciò che colpisce, all’interno, è soprattutto la luce, quasi folgorante nella parte superiore e tenue nella parte bassa, così da favorire il raccoglimento.

L’ambiente, con le quattro colonne provenienti forse dalle rovine di Kaulon, emana dolcezza e serenità. Gli affreschi, scoperti dall’archeologo Paolo Orsi nel 1927, sono gli unici esempi di pittura normanna intorno al Mille in Calabria. Se la Cattolica di Stilo può considerarsi l’esempio perfetto di tempio bizantino in Italia, un altro ricordo lasciato dai monaci in questa Terra Santa del basilianesimo è la piccola chiesa di S. Nicola da Tolentino, in condizioni precarie, con una dolce cupola a “trullo” e la caratteristica disposizioni degli “embrici” (tegole) che la ricoprono.

PAZZANO

Da Pazzano si può raggiungere Monte Stella anche a piedi, seguendo un antico e suggestivo sentiero, molto ripido detto “U schicciu” oppure è possibile raggiungerlo comodamente in auto. Anticamente romitorio dei monaci greci che seguivano il culto ortodosso, poi in seguito sfruttata per l’estrazione di materiale ferroso,oggi è nota come Chiesa Cattolica. Alcuni sostengono che nel periodo giurassico fosse un antico vulcano. Il Tempio è dedicato Alla Vergine di Monte Stella, e al culto della venerata statua vengono riconosciuti dei poteri taumaturgici